Calcio post Covid: una riflessione

In questa fase storica stiamo vivendo un tempo sospeso. Un tempo che necessariamente deve andare avanti non solo con sistemi vecchi, ma anche con sistemi nuovi, a volte mai sperimentati. Come ad esempio il “ nuovo” calcio, ossia quello delle porte chiuse, della mancanza di socialità, delle partite solo in tv, senza cori e bandiere, senza freddo e senza urla. Ma il calcio, si sa, è formato, oltre che dai ventidue giocatori in campo, anche dalle moltitudini sugli spalti. Ma che ne è oggi di quei tifosi? Qualcuno ha pensato e sta pensando a loro? Quando si tornerà alla normalità, saranno ancora sugli spalti? Il dubbio è se si stia pensando a qualche soluzione, o se tutto è semplicemente rimasto “sospeso”.


Poco prima dello stop del 9 marzo 2020 si stava discutendo delle grosse carenze nei settori ospitalità e sicurezza degli impianti sportivi, delle grosse carenze formative degli steward, della assenza quasi totale del controllo sulla loro formazione, della carenza di addetti e della mancanza assoluta di un contratto adeguato per persone che lavorano per venti giornate all’anno per garantire la sicurezza di un evento sportivo.
Ora diventa necessario riflettere per capire se le attività, alla ripresa, potranno essere uguali nella nuova condizione. Il pat down sarà un obbligo cui adempiere o qualcosa da evitare ancora per molto tempo, per non esporre steward a rischi di contagio? Il sistema di videosorveglianza avrà efficacia immutata o le mascherine ne limitano la portata, beffando così la tutela passiva dello steward? La società organizzatrice dovrà garantire il rispetto delle regole, comprese quelle anticontagio, con gli strumenti attuali? Le nuove esigenze richiederanno implementazione degli steward o anche che abbiano nuove competenze? La formazione a distanza risulta efficace per formare nuovi addetti e implementare la formazione degli attuali? Queste alcune delle tematiche che dovrebbero essere affrontate durante questo “tempo sospeso”, in modo da farsi trovare pronti quando si arriverà alla “nuova normalità”.

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