“Per permettere il ritorno allo stadio di tutti i tifosi, gruppi organizzati e non, serve un percorso di inclusione, partecipativo, con l’obiettivo di arrivare a una soluzione efficace per tutte le parti in causa. E serve una linea comune su tutte le misure di sicurezza da prendere per la riapertura degli stadi”. Questo quanto emerso dall’ultimo incontro online organizzato dall’A.N.DE.S, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, che raccoglie gli oltre trentamila steward e Delegati alla Gestione Evento (Dge) di tutta Italia. Nel corso dell’evento si è fatto il punto sul Libretto dello steward, l’ultima iniziativa lanciata dall’Andes per l’organizzazione del lavoro in vista dei prossimi campionati, e sono state presentate alcune criticità riguardo l’applicazione dei protocolli di sicurezza per la riapertura degli stadi.

“Un nuovo format che permetterà di organizzare la sicurezza di un evento sportivo in maniera più veloce ed efficace”. Così Ferruccio Taroni, presidente dell’A.N.DE.S, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, che raccoglie gli oltre trentamila steward e Delegati alla Gestione Evento (Dge) di tutta Italia, lancia il “Libretto dello steward”: il nuovo format online punta ad accorciare le distanze tra i Delegati alla Gestione Evento (Dge) di tutti i club di calcio professionistico in Italia e gli stessi steward. L’Andes ha presentato il Libretto il 10 agosto scorso durante il primo dei tre incontri congressuali, quest’anno organizzati online per via dei problemi legati al coronavirus.

Allo stadio entrano tre gruppi di persone, l’evento si configura come “non aperto al pubblico” e quindi con forze dell’ordine ridotte al minimo e il Delegato Gestione Evento della società ospitante dovrà creare un Comitato Covid-19 formato da professionisti. Queste in estrema sintesi le linee di indirizzo che l’A.N.DE.S, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza che riunisce gli oltre trentamila steward e Delegati alla Gestione Evento (Dge) di tutta Italia, propone alle massime istituzioni del calcio nazionale per programmare i prossimi eventi calcistici nel rispetto delle norme anticontagio. 

“Un match a porte chiuse non coinvolge soltanto i 22 giocatori in campo, ma anche circa 300 operatori che lavorano per quello stesso match. Per questo la sicurezza sanitaria da adottare nel caso in cui riparta il campionato deve essere garantita per tutte le figure professionali, dai calciatori fino agli addetti con contratti precari. Per questo, insieme a tecnici professionisti, abbiamo stilato delle linee guida da presentare alle istituzioni del calcio su come organizzare il lavoro all’interno di uno stadio ai tempi del coronavirus”.

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